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armadio del Platina

Museo civico "Ala Ponzone"

Tavole dal Trecento all’Ottocento

Giovanni Maria Platina (1455-1500)

1477

Scultura

La costruzione dell’armadio fu commissionata al Platina nel 1477

Nelle composizioni si può notare l’influsso del maestro: Cristoforo Canozi da Lendinara ma nelle antelle che vediamo qui esposte è evidente anche come il Platina abbia saputo rinnovare i suoi interessi e affinare le sue ricerche abbandonando l’astrazione canoziana, rivelando un sempre maggiore interesse per un pittoricismo più fluido.

La sua evoluzione avviene mediante l’uso di essenze lignee particolarmente luminose e di alta tenuta cromatica e grazie a particolari effetti di ombreggiatura procurata con una tecnica che prevedeva l’uso della sabbia arroventata.

Questo filone evolutivo colloca il Platina in uno snodo centrale della tarsia padana verso le prospettive di origine albertiana.

L’armadio è formato da una struttura allungata, speculare mediante lesena centrale. Il fronte è costituito da tre file sovrapposte di dieci antelle ciascuna, tre figurate con la Madonna annunciata, l’Angelo annunciante, San Girolamo (più una perduta ora sostituita da un Sant’Omobono per mano di Vincenzo Canuti eseguita nel 2007), dodici con vedute prospettiche di Cremona, Mantova, Padova e di città ideali, le rimanenti quattordici con strumenti musicali e liturgici, fruttiere, nature morte.

Caratterizzate da un forte impianto prospettico, le diverse antelle alternano la visione di profondi impianti spaziali urbani all’effetto da cannocchiale rovesciato con cui sono costruite le tarsie con le nature morte, con finti sportelli e suppellettili aggettanti.

Secondo le fonti Giovanni Maria Platina nacque a Mantova nel 1455 e vi morì nel 1500; non stupisce dunque di trovare nell’armadio due celebri vedute della città dei Gonzaga, per quanto, come sempre accade in questi casi, difficilmente si potrà verificare una corrispondenza puntuale tra la specchiatura lignea e la reale topografia del luoghi. La tarsia con Piazza Sordello rivela elementi semplificati, in particolare nella facciata della cattedrale che risulta privata dei pinnacoli sommitali, dei rosoni laterali o delle bifore.

Analogamente, la veduta con la Piazza delle Erbe, pur nella corretta delimitazione tra i palazzi del Podestà, della Ragione e la Torre dell’Orologio, mostra un’immagine semplificata.

A prescindere comunque dalle necessarie semplificazioni, le due antelle dimostrano una conoscenza diretta da parte del Platina della topografia urbana mantovana e sono una rara testimonianza figurativa di queste nel Quattrocento.

STORIA DELL'ARMADIO

La sala è intitolata al più importante mobile di intarsio ligneo conservato nel Museo: il monumentale armadio che secondo la tradizione si trovava in origine nella sacrestia canonicale della cattedrale cremonese.

Dopo la distruzione della sacrestia dei canonici, avvenuta all’inizio del Novecento nell’ambito del progetto di isolamento della cattedrale dagli edifici che nei secoli vi si erano addossati, l’armadio perse la sua funzione di guardaroba, venne smontato e custodito presso i locali attigui alla cattedrale.

Nel 1956 venne depositato presso il Museo Civico di Cremona dove fu rimontato ed esposto fino alla recente ristrutturazione.


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