L’attività cremonese di Giovanni Carnovali detto il Piccio è documentata da moltissimi dipinti giunti a noi grazie alla donazione dei fratelli Enrico e Giuseppe Finzi. Nato a Segrino (Varese) nel 1804, il Piccio frequentò giovanissimo l’Accademia Canova di Bergamo e sotto la guida di Giuseppe Diotti, originario di Casalmaggiore, si avvicinò all’ambiente cremonese.
Piccio intraprese fin da subito una via autonoma rispetto a quella del maestro, sia nella scelta dei modelli che possiamo ritrovare nella tradizione lombarda ed emiliana, sia per la preferenza di temi come paesaggio, idillio erotico e ritratto.
Il suo stile pittorico è nuovo per i colori accesi e i contorni che si perdono, indice di rifiuto dello stile neoclassico, mette in atto la liberazione del sentimento che lo colloca negli sviluppi del Romanticismo storico.
Dopo un soggiorno a Casalmorano presso le sorelle Malossi, che lo incaricarono di decorare un salotto con pitture murali a tempera di soggetto mitologico (perdute) e pagarono al pittore un soggiorno di studio a Roma (1831), il Piccio si trasferì a Cremona, dove strinse rapporti con la borghesia locale. Di quel periodo restituisce un’immagine cittadina a cavallo tra la prima e la seconda metà dell’Ottocento incentrata su quello che era il clima culturale, sociale e politico dell’epoca. In questi dipinti, in parte giunti al museo, la stesura e l’uso libero del colore testimoniano la spontaneità di fronte ai modelli che si fonde con l’osservazione del vero.