Come in tutte le città romane, anche a Cremona le sepolture erano poste fuori dalle mura, lungo le strade principali; nel nostro caso, si tratta delle vie per Bergamo, per Brescia e per Verona e Mantova (la via Postumia).
Purtroppo le necropoli sono state scavate in modo non sistematico, senza alcuna documentazione, e nessuna tomba si presenta con il contesto originario intatto; sono state inoltre recuperate soltanto nove stele sepolcrali, con ritratti, simboli escatologici ed iscrizioni.
Le più antiche necropoli rinvenute, risalenti alla fine del I secolo a.C., seguono il rito funerario dell’incinerazione, usanza che persistette fino al II secolo d.C. inoltrato. I defunti venivano sepolti con corredi ritenuti necessari per rendere più “comoda” la vita nell’aldilà: vasellame fittile, vitreo e bronzeo, ornamenta, lucerne e monete, l’obolo a Caronte.
Verso la fine del II secolo d.C. comincia a diffondersi il rito dell’inumazione, che diventa preponderante dal IV. Le uniche testimonianze di sepolture tardoantiche a Cremona sono una serie di strutture tombali in cassa di laterizi, ritrovate senza corredo nella zona absidale di San Lorenzo, e una sepoltura in cassa di piombo, contenente una coppa in vetro intagliato riferibile alla produzione renana della metà del IV secolo d.C., rinvenuta nell’area della Cattedrale. Quest’ultimo ritrovamento costituisce la prima attestazione dell’uso di seppellire i defunti all’interno della città, intorno alle chiese.